Niccolò Canussio - De restitutione Patriae




I MANOSCRITTI

L'opera di Niccolò Canussio ci è tramandata dai seguenti manoscritti: n° 793, fondo principale, della Biblioteca Civica di Udine(*); lat. 14, 81 (4485) della Biblioteca Marciana di Venezia; n° 621/III, fondo principale, e n° 635, fondo Ioppi, della Biblioteca Civica di Udine; n° 1/V della Biblioteca ex Capitolare di Cividale. Il primo da cui tutti gli altri derivano, è un cartaceo del sec. XVex. di cm 21,5 x 15 con 35 carte numerate recentemente a lapis, su ciascuna delle quali sono state tracciate a secco 20 linee entro uno spazio scrittorio di mm 140 x 97; la filigrana è visibile solo in alcune carte intorno al margine superiore, ma in porzioni non sufficienti a decifrarne il disegno. La scrittura è una corsiva all'antica appartenente a un copista non ancora identificato; ai margini e tra le righe radi intenenti di una mano coeva. Le lettere iniziali di ciascun capitolo sono a inchiostro rosso. La legatura è in cartone.
Lo stato di conservazione è buono, ma in passato il codice ha subito qualche danno soprattutto nella parte superiore delle prime carte. Si è cercato di porvi rimedio applicando striscioline di carta per rinforzo, coprendo però alcune scritture, rubriche soprattutto; inoltre si è tentato di sanare lacune o lezioni poco comprensibili con congetture non sempre accettabili. Perciò sono stati tenuti in considerazione anche i manoscritti descripti, in particolare il marciano, appartenuto a mons. Giusto Fontanini (nota di possesso all'inizio) ed esemplato dallo stesso intorno al 1730, prima che questi danni intervenissero. Nel breve apparato critico, che segue, si renderà conto delle lezioni recuperate. Le cc.1-3, sulle quali sono scritti i versi celebrativi di Emilio Miutino, sono stati aggiunti successivamente in funzione di guardie. In origine il testo del Canussio, che ha inizio a c.5r, era protetto da una guardia, ora c.4 ottenuta da un doppione di c.31 iniziata a scrivere per errore. Su questa stessa carta è interessante la scritta: "Sub signo C < anussii > N < icolai > ", con accanto un piccolo disegno a tratti di penna, che parrebbe un signum tabellionatus, ma solo "C" e "N" sono originali. Potrebbe trattarsi di una sottoscrizione dell'autore o di una sorta di segno di approvazione della trascrizione stessa. Tanto più che, se la mano principale che scrive il codice non sembra quella del Canussio, possiamo invece, dal confronto con documenti autografi, confermare l'ipotesi, già espressa da Domenico Ongaro, che gli interventi ai margini siano di mano dell'autore.

La trascrizione, trattandosi di uno testo la cui grafia non sembra dipendere da particolari scelte filologiche, segue i criteri vulgati normalizzando singolarità grafiche del copista e alternanze come: ci/ti innanzi a vocale, j/i, y/i, ph/f; nqu/mqu, forme dittongate, compresi i casi di ipercorrettismo, raddoppisamenti impropri del tipo ellupsus/elapsus, uso di h impropr o ecc. Allo stesso modo è stato normalizzato l'uso delle maiuscole e l'interpunzione.

Note

(*) Ne dà una descrizione in friulano G. DEL BASSO: Zuan Marie Dal Bas, Il libri scrit a man "De restitutione patriae" di Culau Cianùs, Udine 1974. Il codice è segnalato in G. MAZZATINTI, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'ltalia, III, Forlì 1983, 34; per il manoscritto di Venezia, segnalato da P. O. KRISTELLER, Iter Italicum, II, London 1977, 235, si veda: G. VALENTINELLI, Biloliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, VI, Venetiis 1873, 116. Il testo di Cividale è segnalato in MAZZATINTI, III, 169.


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